28/03/2017 Sai se la tua casa è a rischio? Hai sentito parlare del Sismabonus? E sai come comportarti in caso di terremoto?
Cos’è la classificazione sismica?
La “classificazione sismica” dell’Italia, redatta nel 1996 (cosa diversa dalle “classi di rischio” introdotte ultimamente), è la suddivisione dell’intero territorio nazionale in specifiche aree e caratterizzate da un comune rischio sismico. Riadattate nel 2003 a seguito di successivi interventi catastrofici, sono ancora più dettagliate e definite. Attualmente le “zone sismiche” si suddividono in quattro, comprendendo anche quelle aree che in precedenza erano escluse da rischio di terremoti dannosi.
Le quattro zone sismiche
Zona S1: è la più pericolosa, qui possono verificarsi fortissimi terremoti
Zona S2: area in cui possono verificarsi forti terremoti
Zona S3: qui possono verificarsi forti terremoti, ma raramente
Zona S4: è la meno pericolosa, poiché, dalla lettura dei dati storici, si può ragionevolmente affermare che i terremoti in queste aree sono rari
Il rischio sismico degli edifici
Proprio qualche giorno fa è stata approvata la Legge di Bilancio 2017 che prevede l’emanazione delle linee guida per la classificazione del rischio sismico degli edifici, al fine di consentire il cosiddetto Sismabonus, ossia incentivi fiscali sugli interventi antisismici da realizzare nelle costruzioni dal 2017 a tutto il 2021.
Le linee guida approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, definiscono otto classi di rischio e i metodi per la loro determinazione. Queste vanno dalla classe A+ (minor rischio) alla classe G (maggior rischio). Un po’ come è già per le classi “energetiche” e prossimamente per quelle “acustiche”. A questo punto si può far valutare, in base alla classificazione sismica in cui ricade il proprio edificio, se è necessario, consigliabile o solamente possibile, un intervento di adeguamento sismico per la messa in sicurezza.
Consigli per la casa in zona sismica
Che cosa fare per dormire sonni più tranquilli alleviando le ansie da terremoto? Una volta presa coscienza delle problematiche in generale e della propria casa in particolare, ritengo sia doveroso innanzitutto rivolgersi a tecnici di fiducia. Esperti sia nella teoria che nella pratica. È importante infatti che la consulenza venga rilasciata da tecnici che abbiano, oltre a una giusta formazione teorica, anche una consolidata esperienza pratica dell’argomento specifico. Sembra, per adesso, che il Governo ci venga incontro nel sostenere le spese di adeguamento con il Sismabonus riconoscendoci un recupero fiscale fino all’85%
Ad esempio, se l’abitazione è indipendente e isolata, e ricade in zona S1 o S2, l’intervento è quantomeno auspicabile e, sia per il costo che per la sua esecuzione, è senz’altro fattibile. Anzi va fatto al più presto!
Se invece l’appartamento è in un condominio, le cose si complicano. Bisogna coinvolgere all’unanimità i condomini inoltre, essendo la mole dell’edificio più importante, i costi lievitano; se poi l’edificio è in aderenza ad altri, allora i problemi aumentano.
Nel caso del condominio, bisognerebbe agire nel seguente modo: far compilare da tecnici esperti una scheda di “vulnerabilità sismica” specifica; poi, se i risultati non fossero soddisfacenti e gli interventi dovessero risultare costosi e complessi, stipulare una buona assicurazione sui danni da eventi sismici (meglio rivolgersi ad assicuratori di fiducia), preoccupandosi solamente di apprendere le buone norme di comportamento da attuale in caso di terremoto.
Le regole da osservare in caso di terremoto
Individuare innanzitutto nella propria abitazione architravi o archi su muratura portante, oppure un tavolo robusto o l’incrocio di murature portanti interne. In caso di sisma, posizionarsi in tali spazi e attendere la fine della scossa. Si raccomanda di non precipitarsi mai fuori durante la scossa, ne occupare vani scala e tanto meno occupare gli ascensori. Attendere il primo momento di tranquillità e quindi uscire con calma guardandosi ben intorno e in alto. Se ci fosse la presenza di “catene”, come auspicabile soprattutto nelle zone più pericolose e in edifici che nel tempo hanno subito terremoti, cercare di rimanere il più possibile in prossimità dei muri interessati da questo antico ma sempre efficace sistema di collegamento murario. Le catene sono individuabili grazie alle “chiavi” (barre in ferro lavorato, semplice o piastre nervate ovoidali e simili) che venivano applicate sulle facciate esterne, per collegare i setti (muri) portanti verticali tra di loro ortogonali e/o gli orizzontamenti (solai). Tali chiavi indicano la testa della catena (passante nei muri portanti o nei solai) e rendono collaboranti le strutture principali.